Le parole sono un trucco

Solita premessa: sono solo elucubrazioni personali che possono non significare nulla e non hanno pretesa di verità o senso

Noi descriviamo il mondo tramite il linguaggio. Se dobbiamo descrivere a qualcuno un luogo, un evento o una persona useremo le parole. Certo, potremmo far vedere una foto, ma nella nostra mente l'interpretazione avverrà sempre attraverso il linguaggio. Se anche ci ricorderemo di una persona perché ha i capelli rossi, nella nostra mente la descrizione avverrà tramite la frase "Ha i capelli rossi".

Il linguaggio è una struttura geniale e super efficiente per descrivere la realtà. Permette di comunicare velocemente e di concretizzare i più svariati concetti.

C'è però una questione fondamentale: rimane uno strumento, e come tale ha i suoi limiti. In particolare, il linguaggio descrive uno schema col quale descrivere le cose. Non è però assurdo immaginare che esista qualcosa che, in questo schema, non possa ricadere.

Con questo non si intende qualcosa di necessariamente mistico o esoterico; potenzialmente potrebbe essere la più banale delle cose che però, per casualità, non ricade all'interno dello schema del linguaggio. Quello che intendo è: se esistesse una cosa del genere, come potremmo descriverla? Se il nostro mondo è fatto di parole, come spieghiamo o anche solo intendiamo qualcosa che non rientra nello schema delle parole? In qualche modo è come se fosse esterno alla nostra realtà.

Il Tao Te Ching comincia così:

Il Dao di cui si può parlare non è l'eterno Dao
I nomi che si possono nominare non sono nomi eterni.
Senza nome, l'origine di cielo e terra

Quindi questa descrizione suggerisce che il Dao abbia effettivamente questa caratteristica: non ricade nello schema del linguaggio, e qualsiasi modo di descriverlo cade nell'errore e nell'imprecisione.

Anche nel buddhismo zen, che nasce dalla fusione tra buddhismo e taoismo, abbiamo un riferimento simile. Bodhidharma, fondatore del movimento, lo descrive così:

Una speciale tradizione esterna alle scritture
Non dipendente dalle parole e dalle lettere
Che punta direttamente alla mente-cuore dell'uomo
Che vede dentro la propria natura e raggiunge la buddhità

Dove la parte fondamentale è non dipendente dalle parole e della lettere.

Di base, però, non significa che questo sia totalmente incomprensibile, anche perché altrimenti i taoisti avrebbero avuto vita difficile. In tutti i loro testi si percepisce ci sia qualcosa da intuire, ma indescrivibile.

Le parole, infatti, se non possono descrivere l'oggetto indescrivibile (come il Dao), possono però farlo intuire.

Dal Chuang Tzu:

Lo scopo del calappio è il coniglio,
ottenuto il coniglio, riponi il calappio.
Scopo della nassa è il pesce,
ottenuto il pesce, riponi la nassa.
Scopo delle parole è l’idea,
ottenuta l’idea, riponi le parole.
Dove posso io trovare qualcuno
che abbia dimenticato le parole
in modo da potergli parlare?

L'idea geniale è che le parole possono essere usate per intuire il significato, ma una volta che questo è stato compreso, le parole non servono più a nulla. Le parole non fanno parte del significato perché per sua natura il significato (di quella cosa indescrivibile) non può essere descritta dalle parole.

Nel buddhismo zen ci sono tutta un'ulteriore serie di pratiche (come i koan) che hanno scopi simili: storie che non servono a trasmettere informazioni o ragionamenti razionali (che seguono lo schema del linguaggio), ma che servono a risvegliare l'intuizione dentro di noi tramite piccole illuminazioni (satori).

Tutto ciò per dire cosa.

Che a priori non si può escludere esistano dei concetti che siano impossibili da descrivere a parole. Non perché non ne siamo in grado, ma perché per loro natura ricadono al di fuori dello schema. Qualsiasi tentativo di descriverli è destinato al fallimento, perché sarebbe come descrivere un nuovo colore usando i colori già esistenti. Semplicemente non si può, per quanto la tecnica possa essere affinata.

(Ovviamente può anche non esserci nulla del genere, è una discussione solo sulla possibilità)

Ora, come poterle comprendere? L'unico modo è intuirle, conoscerle senza saperne parlare. Le parole sono solo il mezzo per arrivarci, ma non ne fanno parte; sono il dito che indica la Luna.

Questo ragionamento ci ricorda la realtà sia in realtà esterna al linguaggio. Le parole sono un trucco nel senso che sono uno schema vantaggioso ed efficiente di interpretare e descrivere le cose, ma essendo uno schema ricadono in limiti ben definiti. E siamo sicuri che siano i limiti giusti? Siamo sicuri di non perderci qualcosa che è semplicemente indescrivibile?

E poi: è possibile uscire dallo schema delle parole?

Quest'ultima domanda mi ha fatto un po' pensare. Di base penso non sia possibile, essendo troppo radicato in noi. Però, essere consapevoli del limite delle parole e della loro origine unicamente pragmatica, possiamo approcciarci alle cose in modo differente. Lo schema del linguaggio può diventare una trappola in cui tutta l'umanità si richiude, senza possibilità neppure di sapere che ci sia qualcosa all'esterno.

Forse, aprendosi alla possibilità di un'intuizione senza parole, si potrà davvero cambiare il modo in cui si vede il mondo. E la cosa ancora più assurda è che l'intuizione del senza-parole passa attraverso le parole. Per farlo serve usare il trucco per autorivelarsi. Tanto alle parole, di noi, non frega proprio nulla.

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