Il Paradosso del Buon TikToker

Solita premessa: è scritto di getto e sicuramente è incompleto e incoerente. 

Io ho sempre scritto e tutti i miei ragionamenti creativi sono legati al processo della scrittura, quindi mi è venuto naturale provarle ad applicarli anche a TikTok. Questa è una delle riflessioni che ne é scaturita.

Quando scrivo un libro funziona così: ho un'idea, inizio a fare dei tentativi, vedo se vanno bene, cambio, provo, sperimento, ricambio, riprovo e così via finché alla fine non ho un unico lavoro tra le mani che considero sia quello giusto. Tutto ciò senza che nessuno abbia avuto idea di quello che io abbia fatto.

Pensiamo ora di voler fare qualcosa di simile ma per un social, ad esempio TikTok. Pensiamo di voler fare un buon tiktok, come fare un buon libro. Quindi non tanto per farlo, ma per farlo bene.

Il vero prodotto del TikToker

Tralasciando tutta la parte se ci sia o meno contenuto per farlo, si presenta già una differenza sostanziale, non così evidente però all'inizio: il prodotto del tiktoker non è il tiktok ma il tiktoker stesso. Il singolo video, a differenza del singolo libro, quasi non ha valore se non in un contesto più grande, o meglio, se c'è solo un singolo buon tiktok non si otterrà nulla. Per questo il paragone giusto non è libro-tiktok ma libro-tiktoker.

Quindi la questione non è come fare un Buon TikTok, ma come fare un Buon TikToker. Il progetto del TikToker è il TikToker stesso

Il Paradosso del Buon TikToker

Smarcato questo punto, uno sarebbe tentato di applicare la stessa modalità di scrittura del libro allo sviluppare un TikToker. Se uno pensa di avere qualcosa da dire, la logica suggerisce di tentare vari modi di farlo fino a trovare quello giusto. C'è una differenza enorme però col caso sopra: mentre lo stai facendo, tutti lo sanno.

(Ok, non "tutti", nel senso i pochi che ti vedranno, ma per il nostro cervello c'è poca differenza. La cosa importante è che esce fuori prima che noi abbiamo la soluzione.)

Uno potrebbe dire che in realtà questo tradisce la strategia. Se come al libro immaginiamo di lavorarci in segreto fino ad avere il "TikToker perfetto" allora non c'è il periodo di "uscita anticipata". A livello ideale potrebbe anche essere vero, ma trovo molto improbabile riuscire a trovare la quadra senza mai pubblicare nulla. Anche per il solo fatto che una cosa giusta o non giusta deve per forza passare attraverso l'esternazione del contenuto, dove l'autoverifica è estremamente difficile. Come seconda cosa, ci sono una serie di abilità (e di riflessioni) del "buon Tiktoker" che passano inevitabilmente attraverso la pubblicazione e l'incontro con la psicologia del confronto con gli utenti e con la loro valutazione di te. Banalmente, ad esempio, come si può essere a proprio agio nel mettersi in mostra se non lo si ha mai fatto?

Qui si crea un paradosso: di base, nessuno può essere dall'inizio Buon TikToker. E voi direte: eh grazie, nessuno può neanche essere Cristiano Ronaldo. E ok, ma c'è una differenza fondamentale: il fatto che tu lo stia facendo in ogni caso e che tutti ti stiano vedendo farlo. Sarebbe come giocare in Champions League fin dall'inizio. Ovviamente l'analogia in questo caso è limitatissima e lascia il tempo che trova.

Quello che intendo è che la "bozza" (o "allenamento") del tiktoker è pubblica, a differenza della bozza del libro che rimarrà sempre segreta. E non è una differenza da poco. E una cosa importante è che la differenza c'è perché il progetto del TikToker è il TikToker. Se la bozza del singolo TikTok si può fare in segreto, la bozza del TikToker no. Quindi il ragionamento è strettamente legato al primo paragrafo.

Altro modo di dirlo: è impossibile allenarsi a essere un Buon TikToker aspettando a presentarsi al pubblico, perché l'allenamento passa necessariamente attraverso il pubblico. Quindi lo si diventa solo senza esserlo, e in modo pubblico.

Da questo ragionamento vedo due conseguenze:

  1. Avere consapevolezza del fatto che il gioco è a lungo termine e si è in una fase esplorativa.
  2. Avere consapevolezza che è inevitabile sentirsi un coglione (e fare effettivamente video dove sembri un coglione).

Sulla seconda: una (e forse la più importante) delle qualità del Buon TikToker è non sembrare un coglione, ma l'implicazione va intesa nel modo giusto: non è tanto che chi non sembri un coglione in video allora può essere un Buon TikToker, ma è il Buon TikToker colui che è riuscito a non sembrare un coglione in video. Ovviamente ci sono eccezioni di gente naturalmente portata a non esserlo ma a parte quello la logica è quella di prima.

Aggiungo enfasi sulla parola inevitabile. Inevitabile nel senso sia che lo incontri per forza, ma anche e soprattutto che è necessario. E' la prima fase da attraversare necessariamente.

Quindi, tornando al paragone col libro. Il paradosso del Buon TikToker è che per esserlo devi essere un Pessimo TikToker e devi farlo vedere. (Un'altra formulazione è questa: non puoi essere un Tiktoker Perfetto, mentre è possibile (dal punto di vista logico) essere uno Scrittore Perfetto nel momento che puoi mosttrare solo quello che vuoi tu.) La fase di ragionamento, studio, riscrittura e riflessione avviene in corsa, e di fronte a tutti. Non si può non farlo, e non si può farlo per conto proprio. Non si può semplicemente aspettare di essersi allenati abbastanza. Non funziona.

Questo pone il TikToker in una categoria simile ma sostanzialmente diversa da quella, ad esempio, di uno scrittore. L'importanza della differenza sta nella sensibilità individuale data dall'esporsi.

E quindi?

Penso che questo ragionamento possa dare più serenità a chi è in una situazione simile. Sommato al fatto che alla gente, generalmente, non interessa molto quello che stai facendo, per quanto possa fare schifo. L'importante è che se fa schifo proverai a fare meglio.

Il vantaggio che però ha questa ridefinizione dell'analogia, è che dopo si possono effettivamente applicare le tecniche per scrivere un buon libro. Una volta accettato che il processo sarà "pubblico", si possono però usare le stesse domande: "Chi sta raccontando?", "Perché sta raccontando?", "A chi sta raccontando?". E da qui può partire tutto un discorso a parte. L'unica cosa da accettare, però, è che tutti ne saranno al corrente.

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