Gianfranco Scatola e considerazioni su ciò che accade

"Gianfranco Scatola" è il nome di un'idea che ebbi un po' di tempo fa. E' anche il nome del contenuto dell'idea.

L'idea è immaginare questa persona, chiamata Gianfranco Scatola, che è sostanzialmente un artista le cui opere sono scatole. Semplici scatole di cartone, chiuse, con la sua firma dietro.

L'immagine di questa persona è per me affascinante tanto da avermi fatto pensare seriamente di crearlo e vendere scatole per conto suo, ovvero creare nella realtà il sito di Gianfranco dove egli parla di sé e vende le sue scatole.

Gianfranco me lo immagino come una persona quieta, insospettabile, che dopo aver provato tutto, nella vita, è tornato al proprio nome, producendo scatole. Da parte sua lo vedo come una vendetta verso la vita, un utilizzare il caso della vita contro la vita stessa.

Ora, detto questo, Gianfranco chiaramente non esiste.

Creare tutta la costruzione sarebbe complicato e estremamente dispendioso come impegno. Anche banalmente farlo conoscere richiederebbe molto tempo e molti sforzi, facilmente infruttuosi.

Ho però pensato a una possibilità diversa, che si può applicare qui a come tante altre cose, e che dà una possibile nuova direzione a questo tipo di idee.

Il trasferimento di immaginazione

Ora, supponiamo che io voglia fare arrivare l'idea di Gianfranco Scatola ad altre persone. Ci sono due modi per farlo.

Il primo è crearlo per davvero. Ad esempio, se ho l'idea per un libro, l'unico modo per trasmettere l'idea è scriverlo, e scriverlo nel modo in cui l'immaginazione mi dice essere quello giusto (con tutte le difficoltà del caso).

Per molte cose, non c'è alternativa che questa.

Ma nel caso di altre, ovvero quelle che si basano più sull'idea che sulla sua esistenza concreta, ce n'è un altro. Si può trasferire l'immagine direttamente da mente a mente, senza passare per la realtà.

Questo è quello che intendo:

Supponiamo che io riesca a convincervi che Gianfranco Scatola esiste. Non costruendolo totalmente, ma parlandone come se esistesse e mostrando prove concrete della sua esistenza. La differenza fondamentale è che queste prove non sono parte dell'esistenza globale di Gianfranco Scatola, ma sono prove create ad arte per simulare un'esistenza reale di Gianfranco. Sono finte.

E proprio perché sono finte che possono essere perfette. Perché se l'immaginazione è pura, la realtà è sempre un compromesso. Ma se si riesce a saltare la realtà, si può mantenere la purezza.

Costruendo e mostrando cose ad hoc si può trasmettere l'immagine dell'idea, senza che l'idea esista. Ovviamente è necessario convincere che l'idea esista davvero.

Ora, la domanda vera è: ma è davvero finto? E' una presa in giro?

Sì, ma no

Ovviamente è finto e siamo tutti d'accordo, ma la questione è che non è quello il punto. Nel momento in cui qualcuno pensa che l'idea sia vera, per lui non ci sarà alcuna differenza rispetto a se esista o meno.

Partendo da questo presupposto, e dal presupposto che non si inseriscano truffe economiche, emotive o sociali di alcun tipo (ma lo scopo sia solo di far vivere un'idea che troviamo bella), a quel punto la finzione è più adatta.

Questo perché come dicevo prima la finzione può avvicinarsi molto di più all'immaginazione. La realtà è semplicemente troppo scomoda per essere fino in fondo come la immaginiamo.

Quindi tecnicamente, in questo modo Gianfranco Scatola non esiste, ma non esistendo riesce a venire trasferito ad altre immaginazioni nel modo più puro, e lì esiste veramente, e esiste in un modo che non potrebbe esistere se esistesse davvero.

È una storia vera, semplicemente mai accaduta.

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