E se lui stesse mentendo?

Ultimamente sto lavorando a un nuovo romanzo in prima persona, e come ho scritto questo mi sta portando a nuove riflessioni.

Ora ho terminato la prima bozza e l'ho riletta. Fa schifo e andrà riscritta completamente. A parte questo, però, mi sono imbattuto in dei dialoghi strani, belli da leggere (la cosa più bella che c'era) ma chiaramente forzati. Intendo non naturali, chiaramente scritti in quel modo solo perché evocativi, ma irrealistici. Peccato, ho pensato. Però poi ho pensato: i dialoghi devono essere davvero realistici in prima persona? O più in generale: e se il narratore mentisse?

Tecnicamente il narratore può sempre mentire. Però nel caso della prima persona è diverso perché la menzogna diventa parte integrante della storia (o equivalentemente del narratore, che è parte della storia).La vera differenza nasce tra un narratore esterno e un narratore interno.

Narratore esterno alla storia

Considerando che al 99% sarà un narratore in terza persona, tecnicamente può mentire. Può dire che un tavolo è verde invece che giallo, può cambiare i dialoghi e può inventare di tutto. Il problema è che questa "menzogna" è totalmente irriconoscibile e logicamente irrilevante. Semplicemente la storia che viene raccontata è diversa, ma da cosa?, da quella reale? Non signfiica nulla. La menzogna semplicemente ridisegna la storia, o se uno considera la storia nascere solo nel momento in cui viene letta, la storia non ne viene minimamente toccato e perde di senso anche parlare di menzogna.

Narratore interno alla storia

La questione cambia se il narratore è parte integrante della storia. Come caso più semplice prendiamo ad esempio un narratore in pirma persona che è anche il protagonista della storia (come nel caso del libro che sto scrivendo).

In questo caso cambia, o meglio, non è detto che sia irrilevante. Perché se il narratore mente, e si ha la sensazione che stia mentendo, questo si tramuta in una sua caratteristica che, essendo esso e il modo in cui racconta parte della stoira, si tramuta in un elemento importante della narrazione.

Quello che intendo è che si può creare un nuovo livello di profondità andando ad aggiungere una chiara differenza tra quello che il narratore crea e quello che è. Che accada non è automatico né banale, e non è detto che abbia senso, ma dal punto di vista logico è una possibilità non da scartare.

La domanda chiaramente diventa: perché sta mentendo? E questa può servire sia allo scrittore che al lettore, perché il fatto che stia mentendo potrebbe raccontare molto di più di ciò che decide di scrivere, e soprattutto come stia mentendo.

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